Non è più un mistero il fallimento di Google Daydream, il primo visore per la realtà virtuale, presentato da Google durante il Google Event di ottobre 2016. In quell’occasione il colosso del web ha presentato diversi prodotti, tra cui il Google Pixel, una nuova generazione di smartphone il cui principale punto di forza è la fotocamera. Ma parliamo di Google Daydream!
Google Daydream è l’ambiente sviluppato da Google per raccogliere tutte le applicazioni e i videogame prodotti appositamente per il visore VR collegato, il Google Daydream View. Già in passato Google aveva lanciato un visore VR low cost, il Google Cardboard, realizzato in cartone e dotato di uno spazio in cui ciascun utente può inserire il proprio smartphone, purché questo sia compatibile con un sistema di realtà virtuale.
Con il Google Daydream, il colosso del web ha fatto un passo avanti: ha creato una piattaforma per ospitare applicazioni utili e sviluppate appositamente per Google Daydream View, un visore VR con un ottimo rapporto qualità prezzo (si aggira intorno ai 50-100 euro). Il visore si presenta facile da indossare e anche più leggero del 30% rispetto a quelli dei competitor. Il suo utilizzo richiede di scaricare l’applicazione Daydream, essendo stato realizzato appositamente per godere dei servizi della piattaforma.
Oggetto di elogio sono stati il design accattivante e le ridotte dimensioni. Tuttavia, nell’ottobre 2019, a distanza di circa 3 anni dal lancio, Google ha annunciato la cessazione delle vendite del dispositivo, a causa della scarsa popolarità ottenuta, e ha rimosso il prodotto anche da Google Play. Questo si aggiunge ad altri fallimenti di Big G, insieme alla batosta già presa in ambito AR (realtà aumentata) con Google Lens.
C’è chi ci scherza su, come gli ideatori del sito Cimitero di Google.
COME RISPONDE IL MERCATO
La realtà virtuale, soprattutto in formato gaming, tra alti e bassi continua a occupare un grande spazio nell’immaginario comune, ma uno spazio più contenuto a livello commerciale. Tuttavia, questo ecosistema è molto più articolato del previsto sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista commerciale.
La risposta del mercato, infatti, non è stata quella sperata. Molti criticano l’esperienza di isolamento che viene creata dalla VR. Molti utenti hanno riscontrato diversi problemi, come nausea e mal di testa. È per questo che le aziende che sviluppano visori per la realtà virtuale continuano a fare uno studio dei materiali più adatti a rendere il dispositivo più leggero e meno invasivo.
Nel 2016 la realtà virtuale ha raggiunto un totale di 2,7 miliardi di dollari, contro i 3,8 attesi. La realtà aumentata, invece, ha registrato migliori performance con un totale di 1,2 miliardi di dollari, il doppio delle aspettative. Secondo i dati diffusi da TechCrunch, entro il 2021 la realtà aumentata diventerà il driver primario di un mercato da 108 miliardi, suddivisi in 83 miliardi di valore per la realtà aumentata e 25 per la realtà virtuale. A cosa è dovuto questo divario? Probabilmente ai costi. Come abbiamo detto, nonostante tutti gli investimenti, il settore della realtà virtuale non ha dato i risultati sperati e il settore dei videogiochi sembra essere l’unico ad averne beneficiato.
IN COMPENSO, C’È STADIA
Sempre nell’ambito dei videogiochi, Google sta mettendo insieme complessi algoritmi di intelligenza artificiale e una speciale tecnologia chiamata “latenza negativa”, che dovrebbe creare un buffer predittivo e abbassare il tempo di risposta del server al comando ricevuto dal giocatore.
Questo vuol dire che Google potrebbe riuscire con un cospicuo utilizzo di potenza di calcolo, associato all’intelligenza artificiale, ad anticipare le mosse del giocatore. La data di lancio è stata ufficializzata ed è prevista per il 19 novembre, anche in Europa.
Phil Harrison, vice presidente Google, afferma che: “Da due anni il digitale rappresenta, su scala globale, la fetta più consistente di mercato dei videogame. In Europa il passaggio è avvenuto da poco, negli ultimi sei mesi. In tutti i Paesi la transizione comincia gradualmente, raggiunge un punto di non ritorno e poi accelera. Non c’è nessun settore che una volta effettuato questo passaggio sia tornato a guardare con interesse ai formati fisici. Mi sembra una chiara indicazione di dove stiamo andando”.
Per usare Stadia basterà premere un pulsante sul joypad e i videogiochi verranno trasmessi in streaming sullo schermo. Fattori negativi? Inizialmente gli unici smartphone supportati saranno i modelli della linea Pixel. I giochi dovranno essere acquistati singolarmente. Solo la versione premium aumenterà la risoluzione dello schermo in 4K e permetterà di accedere ad un elenco di tutorial gratuiti. C’è chi fa fatica a fidarsi, data la flessibilità del giro d’affari di Google e la sua costante abitudine a snellire il portafoglio di servizi attivi.
FACEBOOK E IL SUO SOCIAL HUB VR
Mentre Google molla un po’ la presa nel campo della realtà virtuale, per contro Facebook si lancia, prevedendo lo sviluppo di un social hub in collaborazione con la società tecnologica americana Oculus VR.
Si parla di un’esperienza non più personale ma condivisa: Zuckerberg ha dichiarato di voler espandere il concetto portando le persone a interagire durante l’utilizzo dei visori. I nuovi controller Oculus Touch in uscita il 6 dicembre 2019, al prezzo di 199 dollari, permetteranno non solo l’interazione con gli oggetti presenti nella realtà virtuale, ma anche con gli oggetti che si trovano al di fuori di essa.
Mark Zuckerberg ha testato il prodotto personalmente, durante la fase di sperimentazione, avventurandosi in un viaggio nell’oceano e su Marte, insieme ad altri due avatar. Ha anche ricevuto una chiamata tramite Facebook Messanger in VR dalla moglie, e fatto visita al suo cane mentre si trovava distante da casa.
Il dispositivo si presenterebbe come un normale visore. È dotato di una tecnologia di tracking posizionale che consente all’apparecchio di capire in ogni momento in quale punto si trova l’utente all’interno di una stanza, e modificare di conseguenza i contenuti mostrati nella realtà virtuale. Il debutto di Facebook Horizon, questo il nome del prodotto, è previsto all’inizio del 2020 con una fase closed beta. Sarà possibile disegnare il proprio avatar e partecipare ad attività collettive. Farà la stessa fine di Google Daydream? Staremo a vedere!