PMF-articolo-big-data

LA BIG DATA ANALYTICS PER LE AZIENDE

Condividi questa notizia:

Quando si parla di big data ci si riferisce a un’insieme di dati che sono così grandi di volume e così complessi, che i software e le architetture informatiche tradizionali non sono in grado di catturarli, gestirli ed elaborarli in un tempo ragionevole.

Se un database tradizionale può gestire tabelle composte da milioni di righe e decine o poche centinaia di colonne, i big data richiedono strumenti in grado di gestire lo stesso numero di record, ma con migliaia di colonne.

In più, spesso i dati non sono disponibili in forma strutturata, facilmente incasellabili in righe e colonne, ma sono presenti sotto forma di documenti, meta dati, posizioni geografiche, valori rilevati da sensori IoT e numerose altre forme, dal semi-strutturato al completamente destrutturato. Infatti, i dati che compongono gli archivi big data possono provenire da fonti eterogenee, come dati di navigazione di siti web, social media, applicazioni desktop e mobile, ma anche da sensori integrati in migliaia di oggetti che fanno parte della cosiddetta Internet of Things (IoT).

I DATABASE NOSQL

I database SQL tradizionali sono progettati per transazioni affidabili e per rispondere a query ad-hoc su dati ben strutturati. Questa rigidità rappresenta un ostacolo per alcuni tipi di applicazioni. I database NoSQL superano questi ostacoli, memorizzando e gestendo i dati con modalità che permettono una grande flessibilità e velocità operativa. Diversamente dai database relazionali tradizionali, molti dei database NoSQL possono scalare in orizzontale su centinaia o migliaia di server.

BIG DATA ANALYTICS

La locuzione analisi di big data (Big Data Analytics) viene spesso usata per descrivere quelle che sono le tecniche analitiche atte all’estrazione di informazioni da dataset enormi, che necessitano di tecnologie avanzate per lo storage, la gestione e la rappresentazione. Tali tecniche provengono da un vasto numero di discipline come la statistica, il data mining, il machine learning e deep neural network, etc. Sono tutte tecniche molto utili e possono avere svariate applicazioni.

Le scienze della BDA sono costituite da quattro grandi tipologie di data analysis:

L’utilizzo dell’analisi predittiva e prescrittiva può giocare molto a favore della strategia di impresa, risolvendo problemi relativi allo sviluppo e alla vendita di prodotti e servizi, e quelli che riguardano invece l’organizzazione della struttura.

L'IMPORTANZA DEI BIG DATA

I big data devono la loro origine anche al proliferare di dispositivi fissi e mobili che usiamo quotidianamente nella nostra vita. I social media, tutto ciò che transita dai vari sistemi di CRM, la cassa di un supermercato e le telefonate al call center rientrano nell’ambito dei big data. In che modo?

I big data non sono un trend, ma una necessità gestionale per qualunque tipo di organizzazione, poiché aiutano a capire le reazioni dei mercati e la percezione che questi hanno dei brand. In che modo lo fanno? 

Identificando i fattori che spingono le persone a preferire un certo servizio o un prodotto e acquistarlo al posto di un altro. Ma non è tutto. I big data segmentano la popolazione per personalizzare le strategie d’azione e consentono di effettuare nuove sperimentazioni grazie all’enorme disponibilità di dati inediti raccolti. 

Ciò comporta un guadagno in termini di predittività, proprio perché si ha a disposizione uno storico di informazioni utili numerose, che consente simulazioni molto verosimili. A completare il quadro vi è la possibilità, concessa dai big data, di abilitare nuovi modelli di business.

Inoltre, quando ai big data si uniscono gli analytics è possibile:

LE TECNOLOGIE PER I BIG DATA

Google, Facebook, Twitter e Amazon conoscono tutto di noi perché possiedono dei dati, i nostri dati. Si tratta di dati non strutturati studiati tramite le tecniche di sentiment analysis, che riescono a capire le emozioni contenute nelle informazioni testuali, utili alle aziende e ai politici per rintracciare la direzione dell’opinione pubblica.

Le smart city sono un esempio chiaro e semplice di big data management e big data analyst. Lampioni sensorizzati per gestire meglio il traffico e monitorare l’inquinamento, telecamere a circuito chiuso per ricostruire i percorsi automobilistici sospetti fuori dai locali e dalle banche, tag RFID per rendere cassonetti e sacchetti comunicanti tra loro nella raccolta differenziata; sono tutti esempi di come l’analisi dei dati possa migliorare la vita della comunità, ma non solo.

Anche nel retail l’applicazione dei big data porta benefici, aumentando i margini del 60% con l’analisi dei comportamenti di acquisto. Quindi scontrini, carte fedeltà, interazioni con le promozioni, annunci, e-mail marketing, newsletter e via dicendo. Questa mole di dati rappresenta un’immensa quantità di informazioni di valore che vanno a costruire l’offerta a misura di Cliente. Il geomarketing e la geolocalizzazione generano big data che consentono di generare miliardi di dollari.

Sfruttare il big data management significa andare oltre l’elaborazione degli ordini, significa implementare nuovi sistemi per le campagne di marketing e gestire con astuzia i programmi fedeltà. Il tutto va accompagnato ad un monitoraggio costante dei feedback ricevuti, inclusa la gestione dei reclami, per avere una visione totale dei Clienti, dei prodotti e di tutta l’azienda nel mercato.

Secondo gli analisti di McKinsey, in Europa le amministrazioni pubbliche possono ottenere risparmi nell’ordine di 100 miliardi di euro da una buona gestione dei big data, incrementando l’efficienza operativa. Una cifra che potrebbe aumentare a dismisura se i big data venissero utilizzati anche per ridurre le frodi e gli errori, traguardando la trasparenza fiscale.

Il mercato Analytics conferma il trend rilevato negli ultimi tre anni, con una crescita media del 21% anno su anno, ma rileva anche un divario importante tra grandi imprese e PMI, che rappresentano invece solo il 12% del mercato. 

Soltanto il 7% delle PMI nel 2018, infatti, ha avviato progetti di big data analytics, mentre quattro su dieci dichiarano di svolgere analisi tradizionali sui dati aziendali. Ma la buona notizia è che circa un terzo sembra essere sulla giusta strada sia in termini di consapevolezza che di adeguamento tecnologico e di processo.

I mercati digitali dei big data

La vera sfida dei big data risiede nella capacità delle aziende di riuscire ad analizzare correttamente i dati ottenuti, seguendo questo processo: interrogazione, risposta e visione di dettaglio. Grazie alla crescente minuziosità degli algoritmi è possibile interpretare ogni informazione che percorre la rete, rivoluzionando i tradizionali modelli semplici di business.

Le aziende sfruttano solo una parte delle potenzialità associate ai big data, non solo per questioni di budget associato agli investimenti, ma soprattutto per le competenze che mancano. Sul mercato, infatti, ci sono ancora pochi big data manager che sanno valorizzare i dati aziendali e il settore è ancora nuovo, quindi richiede una preparazione senza precedenti. Per studiare i big data servono doti comunicative e di leadership, ottime capacità di team building, di analisi e di problem solving.

Ecco le quattro tipologie di profili che saranno sempre più richiesti dalle aziende:

BIG DATA E TREND PER IL 2020

Ecco le tendenze che stanno trasformando lo scenario dei big data analysis nelle organizzazioni:

Riconoscere i big data e sfruttarli al meglio

Non è sempre facile riconoscere i big data rispetto ai dati tradizionali, ma è importante concentrarsi sulle 3 V:

A queste 3 V si aggiungono altre 4 V (variabilità, veridicità, visualizzazione e valore), ma per distinguere i big data da quelli standard è indispensabile la presenza delle prime tre variabili. Il percorso da seguire per utilizzare i big data nelle strategie aziendali e di marketing si può riassumere in 5 step principali:

Gli obiettivi possono essere specifici o di micro-analisi, ma tra gli obiettivi aziendali principali c’è sicuramente il miglioramento dell’efficienza produttiva e l’ottimizzazione del processo di acquisto del consumatore.

Spesso si tende ad analizzare i dati che provengono dall’esterno e non dall’azienda stessa, ma le analisi più interessanti si ottengono proprio da questi ultimi. Il CRM è la prima grande fonte di dati a cui un’azienda può attingere, mentre le altre fonti di dati sono molteplici:

Quando la mole di dati aumenta, infatti, è necessario creare nuove forme di gestione dei dati con vantaggi per l’intero business.

Dopo aver definito gli obiettivi, scelto le fonti, ottenuti i dati e inseriti gli stessi nelle tecnologie apposite per analizzarli, si passa alla big data analytics. Le analisi e gli strumenti disponibili sono tanti, si pensi alla Sentiment Analysis, che raccoglie in tempo reale le reazioni e gli atteggiamenti degli utenti o i trend, sulla base dei commenti sui social media.

Per restare aggiornato sui nostri articoli che parlano di innovazione tecnologica e ricerca ICT e di come possono aiutare le imprese, leggi il nostro JOurnal.

Cerchi partner per progetti ICT? Chiedi a PMF Research compilando il contact form
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso.