Ricerca ICT in Italia: tra Crisi e Opportunità

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La dura lezione della pandemia ci ha fatto comprendere come la trasformazione digitale e la ricerca scientifica siano ormai una condizione necessaria per far fronte alle difficoltà presentate su scala globale. Importante è l’attenzione volta alla ricerca e sviluppo nel settore dell’Information & Communication Technologies e agli investimenti in R&S&I digitale, settori in continuo aumento e capaci di attrarre risorse dall’estero. Nonostante rispetto al 2017 si noti un leggero incremento di investimenti in ICT nel nostro Paese, i risultati raggiunti sono ancora di molto inferiori rispetto al nostro potenziale e pesano sul PIL poco più della metà della media UE. Quali sono quindi, ad oggi, gli sviluppi della ricerca ICT in Italia?

ICT IN ITALIA: IL 1° RAPPORTO SULLA RICERCA E INNOVAZIONE ICT

Stando al 1° Rapporto sulla Ricerca e Innovazione ICT  in Italia, presentato da Anitec-Assinform, l’Associazione per l’Information and Communication Technology (ICT) di Confindustria in collaborazione con APRE – l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, le imprese dell’ICT hanno investito circa 2,6 miliardi di euro in ricerca e innovazione (R&I). Sicuramente un dato in crescita, ma ancora di molto inferiore rispetto alla media europea. Anche se il dato 2019 conferma un trend positivo, nel vicino futuro si rischia una crescita rallentata dagli effetti della crisi sanitaria.

Il programma di rilancio tanto discusso, basato sul piano pluriennale del Recovery Plan promosso dall’Unione Europea, assegna un ruolo fondamentale al digitale e accentua la necessità di promuovere il settore della R&S e di incrementare gli investimenti nella ricerca ICT col fine di mantenere il passo con i leader tecnologici europei.

Sicuramente la pandemia ha accelerato il processo di transizione digitale e l’attenzione alla R&S. Si è potuto osservare un incremento degli iscritti alle università, un aumento di investimenti delle aziende di produzione di computer e apparati (+4,8%) e – anche se con una crescita quasi irrisoria – dei servizi di telecomunicazione (+0,3%). Sebbene i miglioramenti siano visibili e prevedono una continua e positiva crescita, vanno rafforzate le competenze specifiche spingendo molti più giovani, in particolare le donne, a orientarsi verso le competenze della Science, Technology, Engineering and Mathematics (STEM), in modo da rispondere alla crescente richiesta proveniente da settori quali: robotica, intelligenza artificiale, biomedicina ed energia.

ICT IN ITALIA: I NUMERI

Gli investimenti in R&S delle imprese ICT in Italia ammontano solo al 12% del totale dei finanziamenti internazionali previsti dal settore e corrispondono allo 0,15% del PIL; valori e proporzioni inferiori rispetto a quelli raggiunti dalla Germania (0,21%) e nell’EU (0,22%). Aumentano invece il personale in R&S&I e i ricercatori del settore ICT rispettivamente del 13,1% e del 20,6%.

Inoltre, grazie ai nuovi fondi stanziati dall’UE per Horizon Europe (HEU), per il prossimo Programma Quadro Europeo per la Ricerca e l’Innovazione per il periodo 2021-2027, che succederà ad Horizon 2020 (2014-2020), si prevede una quota di budget assegnata all’Italia del 7,9%.

Rimane comunque sottodimensionato il totale dei fondi stanziati in Italia con un rapporto tra stanziamento pubblico per le R&S&I ICT e PIL pari allo 0.045%, mentre la Germania arriva allo 0,054%. Una percentuale che seppur in netto aumento, si trova ancora lontana di circa 160 milioni di euro rispetto al leader tecnologico europeo.

In Italia, le aziende hanno iniziato a considerare la digitalizzazione come una condizione “naturale” e ad attrezzarsi per coglierne tutte le opportunità. La richiesta di una migliore strutturazione dei sistemi informatici – e di una loro conversione verso il cloud – è ormai onnipresente, come pure si sta diffondendo l’esigenza di poter analizzare, attraverso i big data, il patrimonio digitale per poter ottenere degli insight accurati sull’andamento delle organizzazioni e per poter effettuare previsioni sui fenomeni futuri.

Le PA regionali, dal canto loro, stanno affrontando un deciso percorso di svecchiamento: tanto il comparto sanitario quanto quello della gestione locale della cosa pubblica sono impegnati per digitalizzare il rapporto con il cittadino e le procedure di gestione interne.

Il mercato delle tecnologie ICT e digitali in Italia cresce a due velocità, con un calo del comparto IT tradizionale e una forte spinta verso le tecnologie digitali più innovative. Complessivamente l’intero settore ha perso lo 0,1% nel 2020 e crescerà del 4,2% nel 2021, ma l’IT da solo ha segnato un -2,8% nel 2020 e arretrerà dello 0,5% quest’anno. Al contrario, il mercato delle nuove tecnologie digitali (come cloud, collaboration, AI, machine learning, 5G, IoT, blockchain, …) è cresciuto del 2,5% nel 2020 e crescerà ancora del 6,8% quest’anno.

VERSO UN FUTURO PIÙ DIGITALE E INNOVATIVO

Lo sviluppo delle tecnologie ICT è quindi un elemento fondamentale per promuovere l’innovazione e la competitività dell’intera economia. Un alto posizionamento nel settore delle ICT e della ricerca e sviluppo è infatti sinonimo di indicatori sociali ed economici alti:

Per il 2021 si è intravisto un recupero del mercato, con una crescita prevista del 3,5% e dinamiche in miglioramento in tutti i comparti. A eccezione dei servizi di rete, in calo ma in maniera meno sostenuta, continueranno a crescere le componenti associate a una digitalizzazione e automazione sempre più accentuata dei processi collaborativi a diversi livelli (dalla scuola alla sanità, ai servizi al cittadino fino all’e-commerce) e le soluzioni per la digitalizzazione delle filiere, un processo che aveva rallentato la sua corsa nel 2020. Tra i digital enabler a maggiore crescita avremo intelligenza artificiale, blockchain, cloud, big data, cybersecurity, piattaforme per la gestione web.

Malgrado le criticità sui risultati raggiunti in Italia in merito alla produzione e l’utilizzo delle tecnologie digitali nel contesto della trasformazione digitale in corso, i dati sulla R&S presso le imprese nel settore ICT e sugli stanziamenti pubblici per la ricerca e sviluppo mostrano sviluppi significativi rispetto agli anni precedenti e fanno notare un maggiore impegno da parte del nostro Paese nella sua quest verso lo sviluppo di innovazioni tecnologiche e investimenti in ambito ICT.

Tra i principali trend che emergono e caratterizzano la fase di positiva transizione del mercato digitale nel nostro Paese si evidenzia come l’emergenza sanitaria sia stata un fattore determinante per l’accelerazione della digital transformation.

Negli ultimi anni il tema del change management si è dimostrato sempre di più chiave di successo dei percorsi di trasformazione: un’azienda su due (più del 40% rispetto all’anno scorso) lo indica oggi come il principale aspetto critico da tenere in considerazione se si vuole cambiare. La pandemia ha sicuramente favorito una migliore accettazione delle novità da parte delle persone, ma rimane il fatto che non basta introdurre una nuova tecnologia, bisogna accompagnarla con una revisione dei processi e un cambiamento di mindset, ossia con un ripensamento delle attività se si vuole veramente favorire il cambio di passo.

Le occasioni che ci troviamo di fronte, in parte proposte dalle difficoltà portate dalla pandemia di COVID-19, sollecitano le imprese ICT, gli enti di ricerca, le università e gli attori sociali e politici italiani a porsi l’obiettivo di innovarsi e di raggiungere gli standard medi dei leader tecnologici europei. Tutto quindi fa pensare che una spinta considerevole in questa direzione potrà esser data da centri di ricerca come PMF Research, ente coinvolto dal 2003 in innumerevoli progetti di R&S a livello internazionale.

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